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Arrivederci ...

Con immenso dolore annunciamo che è mancato all’affetto dei suoi cari il nostro amato Presidente Giacinto Damiani. Il funerale avrà luogo domani, sabato 21 maggio, alle ore 15.30 nella Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori di Serra San Bruno (VV). Esempio di dedizione all’onestà, al lavoro e alla famiglia, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti in vita ne hanno apprezzato la profondità di cuore e l’impegno sociale. E’ infinitamente difficile trovare le parole giuste in questo momento per ricordare un amico, un collega, un padre; ma con la Sua lungimiranza ci ha lasciato in aiuto, tra le tante, questa poesia.     Sandro Gaetano Una lacrima per chi nasce, un sorriso per chi muore (Giacinto Damiani, 11.08.21) Se il riposo non ci fosse? Se il dolore dominasse? Se la vita fosse eterna? Tutti via con la lanterna  a cercare il Creatore, invocandone col core, Sora Morte e con fervore. Quandu muoru io? Faciti festa!  Ca io la tiegnu a parrari! A cui assumi...

La Cammisa

(di G. Damiani 1.12.2016)


“Carissimo Brunello, la ultra decennale stima per te, nasce ancor prima che tu ti rivelassi come ottimo Sindaco. Non nasce oggi…. Sono abituato a contabilizzare le risorse che ho, senza voli pindarici. Perché cercarne altre?? Non siamo ai tempi di Mastro Bruno, ma vicini a tornarci se “Effetti e Cause” non rientrano nel fisiologico. Per tale motivo, grazie al contributo di alcuni, compreso il tuo, nasce pro Serre, il Monumento a Mastro Bruno. L'omonimo Comitato può costruire cose, molto belle, inibite alla politica, che, però, ne raccoglie i meriti, perché le realizza o ne permette la realizzazione. Il Comitato non fa danni non ha controindicazioni, può solo dare benefici a chi, gratuitamente, sa cavalcarlo. Non ho dubbi...almeno...spero”. Quanto scrivo, prescinde da ogni colore politico.
VERNACOLO 


                LA CAMMISA             
 di Giacinto Damiani, 12-2016
                                                                        
 Duoppu Mastru Brunu 
            Lu sirrisi, è cchiù civili,
o si mpitrau?
              Nd’azziccaru, cu na guerra,
    la (?) dimocrazia.
Accattamma lu prugriessu,
cuomu li baccalà.
Lu pagamu, di cazzuni,
svindiendu  civirtà,
chi ndi dava di campari
 e, puru benistari.
Accussì, ndi puticaru,
 l' amici Cravattari.
ndi frijanu, senza padedha
e, culli vrasci. Chi cangiau?
Nu Brunu aviamu ieri,
stimatu di lu Mastru.
Nu Brunu avimu oji,
stimatu di cu scriva.
Chimirri, nuominatu.
Censore ch’è vutatu.

La diffirienza? E’ lu vistiri.
E non è, cosa di puocu.
Chimirri,
 la sula CAMMISA c’avia,
Nci la mintia l’Arrè,
pi Riali e Monarchia.
 Puoi si si la fujiru.
Cu la monarchiaripubblicana?
Censore,
CAMMISI ndava quattru,
D’america, guviernu,
di regioni e di pruvincia,
E’ puliticu, di razza,
ava la giusta scorza,
ma, no su di sita e linu,
 li CAMMISI, SU DI FORZA.
Sinnò lu capiscimu e,
  la serra di li nani, 
tradiscia lu sirrisi,  
lu fa diebuli, no lu vota
picchì, puoi, ndi lagnamu??
Ca l’acqua è lorda,
li tassi su alli stidhi,
 la mundizza, chi vrusciata vala uoru, 
ndi cummogghia? Pi li sthrati scafunati, 
morano e, no di ieri,  Serra, 
Fabrizia, Mungiana, li Firrieri.
Pisamundi li fuorzi, picchì,
 senza l’Uniuoni, chidhu chi ristau,
cu Cirtosa e la pupea,    li livamu a cu li vola, 
a Catanzaru, a Muntigghiuni o a Trupea.
TRADUZIONE
Dopo Mastro Bruno, il Serrese è più civile / o si è pietrificato? / Ci hanno imposto con una guerra / la democrazia. / Abbiamo comprato il progresso / come gli stupidi. / Lo paghiamo da stupidi, / svendendo la civiltà / che ci dava da vivere / e ci faceva pure star bene. / Così ci hanno ipotecato / i migliori strozzini. / Ci friggono senza padella / nella brace. Ma che è cambiato? / Avevamo un Bruno ieri / stimato da Mastro Bruno. / Un Bruno abbiamo oggi, / stimato da chi scrive, / nominato Chimirri, / votato Censore. / La differenza? È l’abbigliamento. / E non è cosa da poco. / Chimirri, / l’unica camicia che aveva, / gliela imponeva il Re, / per i Reali e la Monarchia. / Poi il Re  fuggì. / E con la Monarchia repubblicana? / Censore, / di camicie ne ha quattro, / dall’America, dal governo, / dalla regione e dalla provincia. / È politico di  razza, / ha la scorza dura, / ma non sono né di seta né di lino; / le camicie sono di forza. / Se non capiamo ciò / e la Serra dei nani / tradisce il Serrese, / lo fa debole, non lo vota / perché, poi, ci lamentiamo / che l’acqua è inquinata, / le tasse sono alle stelle, / la spazzatura, che bruciata vale oro, / ci sommerge? Per le strade / impraticabili muoiono, e non da ieri, / Serra, Fabrizia, Mongiana e il Museo delle Armi. / Misuriamoci le forze perché / senza l’Unione, ciò che è rimasto, / compresa la certosa con la sua storia, / li diamo a chi li vuole, a Catanzaro, / a Monteleone (oggi Vibo Valentia) o a Tropea.

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