SERRA SAN BRUNO – È passato poco più di un anno
da quando, a oltre un secolo dalla morte, Serra ha restituito dignità
alla memoria di mastro Bruno Pelaggi, scalpellino e poeta dialettale
serrese vissuto nella seconda metà del XIX secolo, divenuto noto decenni
dopo la sua morte ben oltre i confini regionali per i versi con cui,
tra ironia e denuncia sociale, ha raccontato le condizioni in cui
vivevano le classi meno abbienti nella Calabria del suo tempo.
Se qualcuno che avesse letto “li stuori” di mastro Bruno avesse
cercato la sua tomba nel cimitero di Serra, però, difficilmente
l’avrebbe trovata, perché i resti del poeta sono custoditi in un ossario
non molto visibile nella cappella cimiteriale della chiesa dell’Assunta
di Terravecchia. Dal 21 maggio dell’anno scorso,
invece, la memoria di mastro Bruno ha trovato una degna collocazione
con un monumento realizzato grazie all’impegno costante e disinteressato
di Giacinto Damiani, presidente del comitato civico “Mastro Bruno”, la
cui iniziativa è stata salutata con favore e commozione da moltissimi
serresi, a partire dai discendenti del poeta dialettale. Il monumento
realizzato per iniziativa di Damiani è stato posizionato a pochi passi
dall’ingresso del cimitero serrese ed è stato inaugurato con una
cerimonia molto partecipata a cui hanno preso parte tutte le autorità
locali.
Il percorso di recupero della memoria di mastro Bruno Pelaggi, però,
non è ancora compiuto, perché tuttora c’è una tassello mancante: la
traslazione dei resti del poeta dall’ossario in cui si trovano
attualmente al monumento realizzato l’anno scorso. In un paese normale
dovrebbe trattarsi di poco più di una formalità, visto che mastro Bruno e
la sua opera sono da considerarsi senza dubbio un patrimonio di tutti i
serresi. A Serra però non è così e, a quanto pare, all’interno
dell’Arciconfraternita di Maria SS. Assunta in Cielo di Terravecchia
sarebbero state espresse diverse resistenze rispetto alla traslazione
dei resti del poeta. Una decisione ufficiale ancora non è stata presa,
ma il seggio priorale avrebbe espresso una contrarietà – inspiegabile
agli occhi dei più – che però contrasterebbe con l’autorizzazione che il
precedente seggio aveva già concesso allo stesso Damiani, e che tra
l’altro sarebbe difficilmente sostenibile in sede legale, vista la
chiara volontà espressa dai discendenti del poeta.
Insomma, che mastro Bruno fosse un “assuntaro” orgoglioso è un fatto
storico, ed è giusto che tale circostanza venga ricordata tuttora, ma
che tale “appartenenza” del poeta debba indurre a pensare di tenere quei
resti – pressoché ignorati per cento anni – come fossero quasi una
proprietà della congrega sarebbe un paradosso che si spera si possa
ancora evitare.
Damiani da parte sua prova comunque a mediare con
una lettera inviata al priore dell’Arciconfraternita, al parroco don
Leonardo Calabretta, al sindaco Luigi Tassone e ai discendenti di mastro
Bruno.
LA LETTERA APERTA «Da vecchio serrese – scrive
Damiani – avrei compreso meglio il dissenso dagli amici che lo hanno
manifestato, ma il modo in cui è stato annunciato è chiaramente figlio
di altre cause e pregiudizi. Anche perché non sono stato invitato in
altra sede a continuare un pacato ragionamento, doveroso, necessario e
utile a tutta Serra San Bruno».
Damiani ripercorre nella sua lettera aperta le tappe che hanno
portato alle iniziative in memoria di mastro Bruno, così come ricorda
pure i commenti di chi prima del 21 maggio 2016 arrivava al cimitero di
Serra cercando (quasi sempre invano) il luogo di sepoltura del poeta.
«L’iniziativa della giornata più che storica del 21 maggio 2016, presso
sala Chimirri, ha suscitato, sin dall’inizio della costruzione del
monumento, cosi tanto apprezzamento che la stampa ha subito auspicato
l’immediato trasferimento delle ossa del poeta. Perciò, a tale scopo
abbiamo chiesto l’assenso degli eredi e abbiamo realizzato anche
l’ossario. Si è rinunciato non solo agli aiuti economici degli eredi, ma
persino alle consistenti offerte pervenute dalla comunità americana».
Quindi Damiani si chiede: «Il dissenso manifestato che significato
ha? Se il priore avesse negato agli eredi un diritto legittimo non
avrebbe commesso reato di omissione? O probabili altre violazioni? Ma
che senso ha discutere del sesso degli angeli, parlare del nulla, quando
si è fatto tutto senza danneggiare nessuno?». E in attesa di una
risposta, il presidente del comitato “Mastro Bruno” offre comunque un
segno di apertura ai suoi interlocutori annunciando che «la
Confraternita diverrà di fatto proprietaria del Monumento, tale diritto
le verrà conferito, per donazione, dal Comitato e sarà così l’unica a
possedere proprio monumento su terreno comunale». Il tutto, secondo le
intenzioni di Damiani, sarebbe suggellato da una cerimonia solenne e,
addirittura, la lapide recante la dicitura «il comitato anonimo pose»
sarebbe sostituita «con un’altra preparata dalla Confraternita».
A questo punto non resta che attendere la risposta
ufficiale della Congrega, sperando che tutta la vicenda, che ha dato e
darebbe ancora ulteriore lustro alla comunità serrese e alla memoria di
un suo indimenticato cittadino, non finisca in farsa.
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