Non senza emozione ho il piacere di presentare, autorizzato, di far conoscere, ai Serresi in primis, al mondo intero una delle rare persone meritevoli di stima per l'intelligenza, la preparazione la coerenza. Nel ringraziarlo per il premio offerto per il concorso internazionale di poesia, in tutte le ligue, vernacolo compreso, ho colto l'occasione per rinfrescare la memoria su alcuni passaggi della sua vita che spesso l'età, colloca nel porto delle nebbie. Anche stavolta non si è smentito. Ha preteso che i concorrenti Russi partecipanti al concorso "mastro Bruno cerca discepoli nel mondo" fossero esentati, per ovvi motivi, condivisi dal Comitato, dal pagare i 5 € di contributo.
Bruno Giancotti
Nasce a Serra San Bruno, con gli auspici della primavera, il 22 marzo 1956. Frequentato il liceo scientifico ma avrebbe
preferito il liceo classico. A 15 anni e’ gia’ segnalato dal maresciallo dei
carabinieri (amico del padre) come cospiratore contro l’ordine sociale
costituito. Uno dei fondatori insieme a Peppino Neri e Pinuccio Calabretta del rinnovato (meno boscaiolo) Partito
Comunista.
A Napoli frequenta l’ Istituto Orientale e si
laurea, in pieno terremoto (segno premonitore!), in lingue e letterature
straniere moderne (russo e inglese). A Roma collabora con l’Agenzia di stampa russa
Novosti, per la quale traduce la prima edizione italiana della Pravda.
Nel 1986 si reca a Mosca per un corso di
perfezionamento in letteratura presso l’Istituto Pushkin di Mosca. Da usato cospiratore prende contatti con il
Partito Comunista russo e collabora con la redazione della rivista
internazionale russa ‘Novoe Vremja’.
Frequenta assiduamente la redazione moscovita dell’ Unita’, dove
collabora ‘senza firma’ con Carlo Benedetti alla redazione della pagina estera
dell’Unita’. Nel 1987 sposa la giovane Natalia e la elegge a
musa.
Nel 1988 collabora con l’Apparato del
Presidente Gorbaciov , ormai prossimo al declino.
Nel 1989 nasce suo figlio Marco (a Serra San
Bruno!!!) ( cade il muro di Berlino)
Nel 1989 , convertito, da incontrovertibili
ragioni familiari a compromessi con il ‘capitale’, inizia la sua carriera di
imprenditore e in poco tempo raggiunge una posizione di spicco tra gli ancora
sparuti imprenditori stranieri.
Negli anni ’90 e’ fatto bersaglio della
prevaricazione malavitosa emergente russa (viene addirittura sequestrato per un intero
mese). Temprato da atavica cultura calabrese esce indenne dal mattatoio criminale.
Per alcuni anni continua a condurre i propri affari come un personaggio del
‘sottosuolo’ dostoevskijano.
Con l’avvento di Putin ritorna ‘allo scoperto’
e riporta ai precedenti livelli la propria attivita’ imprenditoriale.
Attualmente gestisce un grosso ufficio di
rappresentanza commerciale di primarie aziende italiane nel settore
agro-alimentare.
E’ un convinto sostenitore di Putin. Ha rapporti cordiali con rilevanti esponenti
del mondo politico russo.
Non gli piacciono gli intellettuali da salotto.
Sogna
di tornare in Italia ad insegnare la letteratura russa. Il suo autore preferito e’ Dostoevskij.
HO CHIESTO A BRUNO GIANCOTTI CONCITTADINO DI MASTRO BRUNO qualche suo pensiero sul poeta analfabeta. Riporto:
Caro Bruno ho voluto rendere pubblico quest tuo pensiero scritto su Mastro Bruno. A chi legge ti presenti da solo, mi privi dell'onore di farlo, risparmi la presentazione. La tua preparazione non costituisce novità per chi ti conosce, mentre questo tuo breve memo parifica la conoscenza fra tutti Mosca , la Grande Russia non potevano adottare figlio migliore.
Mastro Bruno Pelaggi, un Leopardi
meno erudito.
Lessi le prime poesie di Mastro
Bruno quando ancora non ero in grado di apprezzarne il valore. Di
quell’opuscolo, che mio padre porto’ in famiglia , mi incuriosivano
essenzialmente i particolari piccanti e la lingua ‘fiorita’. Non ero ancora
‘cittadino del mondo’ e mi veniva difficile, da serrese orgogliosamente
vincolato ai complessi del piccolo paese di montagna, concepire che un nostro
compaesano, tra l’altro privo di ogni istruzione, potesse suscitare un qualche interesse nel panorama culturale calabrese o addirittura
nazionale. Imparai a memoria , come tutti, alcuni versi ‘scandalosi’ e lasciai
alla polvere degli anni l’opuscolo del Mastro della mala parola. Ne’ mi feci
convinto della sua importanza,
etica quanto poetica, quando
alcuni anni dopo il compianto Silvano Onda mi invito’ a partecipare come attore
(sic!) alla sua rappresentazione teatrale ‘Fuocu quantu patimu’. Mi divertii a
calcare per la prima volta un palcoscenico , ma , finita la recitazione, riposi
nel dimenticatoio l’opuscolo che avevo rispolverato per l’occasione. Fu solo
quando a Napoli iniziai a studiare con meno ‘serresita’ la letteratura e la filosofia, che mi resi conto di quanto importante fosse la
forza del pensiero e la sua piu’ vivace espressione per i destini del mondo. Leggendo
Shopenhauer, Leopardi e i filosofi del pessimismo, mi ricordai del nostro
incolto poeta e sottrassi alla polvere le pagine ormai ingiallite del
dimenticato opuscolo . Mi basto’ rileggere alcune pagine per
avvertire quanto potenza di pensiero si nascodesse sotto quella coltre di vernacolare invettiva!
Quale vigore espressivo in quella semplice ma accorata protesta contro i
potenti del mondo; e contro lo stesso
Padreterno che, amato e temuto, permette tanta ingiustizia. Quanto
virile pessimismo per i destini dell’ uomo, abbandonato dal Re e dallo stesso
Padreterno . A chi rivolgersi per ottenere se non giustizia almeno clemenza?
Come mitigare il dolore originato dalla coscienza dell’ineluttibilita’ del
destino? Consegnando alla lingua gli impeti del cuore violato. Violentando i
violentatori con blasfemi colpi di
frusta verbali. Una lingua, quella
di Mastro Bruno, incisa nella pietra e tagliente come lo stesso scalpello. Pensiero
che trabocca dal cuore senza il filtro della convenienza espressiva. Mastro
Bruno modulava le imprecazioni perche’ non abbastanza erudito per contenere e
far rimanere negli argini della convenienza l’impetuosita’ del pensiero. Con qualche
‘minchiuni’ scaraventato sul mondo egli ha
saputo rendere corposamente comprensibile, a chi ne conosce il vernacolo, la
sua concezione del mondo, riducendo a poche pagine volumi di sottigliezze
filosofiche. Non conosco altri uomini senza cultura che siano stati capaci di
rivelare, tanto al mondo degli eruditi quanto a quello degli ignoranti , il nucleo
del pensiero filosofico per eccellenza: il senso della nostra vita. Mastro
Bruno e’ per me divenuto da allora indiscusso ‘cittadino del mondo’; spero che
lo diventi anche per tutti i serresi che, come me a suo tempo, recitano a memoria i suoi versi piu’
piccanti.
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