Passa ai contenuti principali

In primo piano

Arrivederci ...

Con immenso dolore annunciamo che è mancato all’affetto dei suoi cari il nostro amato Presidente Giacinto Damiani. Il funerale avrà luogo domani, sabato 21 maggio, alle ore 15.30 nella Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori di Serra San Bruno (VV). Esempio di dedizione all’onestà, al lavoro e alla famiglia, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti in vita ne hanno apprezzato la profondità di cuore e l’impegno sociale. E’ infinitamente difficile trovare le parole giuste in questo momento per ricordare un amico, un collega, un padre; ma con la Sua lungimiranza ci ha lasciato in aiuto, tra le tante, questa poesia.     Sandro Gaetano Una lacrima per chi nasce, un sorriso per chi muore (Giacinto Damiani, 11.08.21) Se il riposo non ci fosse? Se il dolore dominasse? Se la vita fosse eterna? Tutti via con la lanterna  a cercare il Creatore, invocandone col core, Sora Morte e con fervore. Quandu muoru io? Faciti festa!  Ca io la tiegnu a parrari! A cui assumi...

La neve fiocca ...

lenta.....lenta.....lenta.

 Franco Gambino, pietra miliare 

 e grande esempio della narrativa, come pochi sanno  esserlo.  

Raro interprete della cultura universale di Mastro Bruno. 

Ci regala una  bella  favola, reale, ricca di significati. (gd)     


Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca.

Senti: una zana dondola piano piano.

Un bimbo piange, il picciol dito in bocca;

Canta una vecchia, il mento sulla mano.

La vecchia canta: intorno al tuo lettino

C’è rose e gigli, tutto un bel giardino.

Nei bel giardino il bimbo si addormenta

La neve fiocca lenta, lenta, lenta. (G.Pascoli)

Nei tempi passati la neve era un fenomeno climatico di ordinaria amministrazione per le nostre contrade; cadeva sempre abbondante e nessuno ci faceva caso, anzi ci si meravigliava se non  nevicava. Già sin dal mese di Novembre si aspettava di vederla scendere giù perché di li muorti la nivi pi li puorti e se il bianco Natale non era bianco non era Natale. Ora nevica ad ogni morte …anzi, ad ogni venuta di Papa. Allora non c’era la Protezione Civile, non c’erano muli e muletti, ruspe e ruspini. Il Comune provvedeva a pulire le strade principali del paese con l’ausilio degli spazzini e di aiutanti provvisori che armati di badili si davano da fare per agevolare la circolazione. Per le strade nazionali provvedeva l’ANAS che aveva la sua sede a Catanzaro Sala e bisognava aspettare ore ed ore prima che    arrivassero gli addetti con le pale meccaniche.

Anche tra la fine di Dicembre 1967 e l’inizio di Gennaio 1968 la neve era caduta a bizzeffe e dopo parecchi giorni di freddo e disagi, il sole era di nuovo tornato e aveva più o meno  liberato le strade. 

Lunedì 8 Gennaio riprendevano le lezioni a scuola. Pertanto il sottoscritto, Mario Era, Peppe Rachiele e la sua allora fidanzatina Maria Concetta Barillari, dovevamo rientrare a Nardodipace presso le cui scuole insegnavamo. Siamo partiti presto quella mattina con le nostre auto. Le strade erano sufficientemente percorribili anche se le carreggiate erano abbastanza strette. Il sole brillava su nel cielo sereno e metteva in risalto la bellezza del panorama. Tutto procedeva tranquillo. Quando, però, siamo arrivati alla valle di l’ardica, subito dopo il casello di monte Pecoraro le cose sono cambiate. 

Restammo bloccati da un muro    invalicabile di neve. La temperatura quasi tiepida dei giorni precedenti l’aveva fatta scivolare, a tonnellate dalla cima della collina su tutta la strada. 



A scuola non saremmo certo arrivati in orario per l’ora delle lezioni, anche se a togliere la neve c’erano i cantonieri dell’ANAS, cioè il capo Manfredini che con la sua motocicletta poteva spostarsi e organizzare i lavori, Carlo Tassone, Turi Ariganello detto il Bersagliere per il suo metro e cinquanta di altezza, Cosimo Manno e Montagnese di Mongiana, Domenico Ionadi di Spadola. 

Ma gli unici attrezzi usati dagli operatori erano badili e picconi e, con quella montagna di neve, l’opera di sgombero era un problema serio. Intanto la fila delle auto si era allungata; tornare indietro era impossibile perché la carreggiata era stretta e non c’era spazio per la manovra e ogni auto era di ostacolo all’altra: bisognava aspettare pazientemente.

Dopo qualche ora è arrivato un contadino con paio di buoi che trascinavano ‘nu paricchiu" usato per arare i campi. L’opera di sgombero è fallita subito dopo perché nello sforzo di trascinare e aprire un varco le corde che tenevano legati i buoi si sono spezzate. 

Ormai incominciavamo a perdere ogni speranza, quando è spuntato non so da dove una piccola ruspa che trascinava, per mezzo di una larga e lunga cinghia di cuoio una specie di mietitrice che aspirava la neve e la lanciava nella vallata al di là dei paracarri. Tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo: potevamo farcela. 

Già, proprio per niente! Dopo alcuni minuti di lavoro anche quella benedetta macchina si era inceppata peggiorandola situazione. Ora gli ostacoli erano diventati di ogni genere. 

Non restava che riprendere i badili e spalare, spalare, spalare. I poveri cantonieri erano arci stanchi, si vedeva che non ce la facevano più. Qualcuno di noi ha tentato di dare una mano, ma la situazione era diventata difficile. Intanto il  cielo si era rannuvolato; il freddo era aumentato, cadeva qualche pannizzu (fiocco) di neve e non  bastava più il calore dei vari motori delle auto a riscaldarci. 

Maria Concetta voleva accendere un fuoco con la legna secca che aveva portato per utilizzarla con le stufe a scuola, ma non trovava spazio tra un auto e l’altra. 

Io avevo portato con me una bottiglia di Stock 84 e ho pensato di offrirla ai cantonieri per ristorarli. Loro hanno gradito l’omaggio e hanno iniziato subito a bere il cognac passandosi la bottiglia di mano in mano, anzi da bocca a bocca. L’effetto è stato immediato perché la spalatura manuale è ripresa con più solerzia. Forza, fra qualche ora saremo fuori dai guai. Ma non è stato così. 

All’improvviso il bersagliere Ariganello si è sdraiato sulla neve e non si è più mosso. Ci siamo tutti preoccupati pensando a qualche collasso. Guardandolo bene, però, era evidente che non era stato colto da alcun malore; piuttosto sembrava dormire; lo sguardo mi è caduto sulla bottiglia di cognac: Ariganello l’aveva completamente svuotata. Con una certa difficoltà  è stato collocato in un’auto e lasciato là a dormire. 

Nel frattempo erano arrivati da Catanzaro Sala gli   spazzaneve dell’ANAS e, così, verso l’imbrunire il sottoscritto, Peppe Rachiele e la sua allora  fidanzatina Maria Concetta Barillari, Mario Era e altre numerose persone siamo arrivati a Nardodipace.

 Aveva ripreso a nevicare e ……

 Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca./

 Senti: una zana dondola piano  piano.

Franco Gambino


Commenti

Post più popolari