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Arrivederci ...

Con immenso dolore annunciamo che è mancato all’affetto dei suoi cari il nostro amato Presidente Giacinto Damiani. Il funerale avrà luogo domani, sabato 21 maggio, alle ore 15.30 nella Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori di Serra San Bruno (VV). Esempio di dedizione all’onestà, al lavoro e alla famiglia, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti in vita ne hanno apprezzato la profondità di cuore e l’impegno sociale. E’ infinitamente difficile trovare le parole giuste in questo momento per ricordare un amico, un collega, un padre; ma con la Sua lungimiranza ci ha lasciato in aiuto, tra le tante, questa poesia.     Sandro Gaetano Una lacrima per chi nasce, un sorriso per chi muore (Giacinto Damiani, 11.08.21) Se il riposo non ci fosse? Se il dolore dominasse? Se la vita fosse eterna? Tutti via con la lanterna  a cercare il Creatore, invocandone col core, Sora Morte e con fervore. Quandu muoru io? Faciti festa!  Ca io la tiegnu a parrari! A cui assumi...

La recensione ...

 E LODE A MIMMO STIRPARO  -Sandro Gaetano

Giacinto Damiani “ uno dei più accesi simpatizzanti” di Mastru Brunu Pelaggi

?? Pinsati?? Manca… un piede”, come critica al sistema, esortazione ai politici, condanna all’astensione, appello all’unione

Il libro, oggetto di questa nota, e tutta la produzione poetica che fa seguito ti avvinghiano sin dalle

prime righe, sin dalle tante battute, con quei versi ed espressioni come scolpiti nel marmo, tanto

sono curati, immediati ed incisivi. Il tutto, lo senti leggendolo, non avrebbe potuto essere scritto in

altro modo, perché dice esattamente ciò che deve dire. Sto scrivendo, e fieramente, dell’opera di

Giacinto Damiani da Serra San Bruno, poeta per passione sociale, fustigatore come il suo grande

Maestro, quel Mastru Bruno Pelaggi, del quale è “ uno dei più accesi simpatizzanti” come scrive

Luciano Calabretta. Il lavoro editoriale del Damiani dal titolo enigmatico, misterioso con quei punti

interrogativi che ti stimolano alla riflessione è “ ?? Pinsati?? Manca… un piede” edito, in proprio,

nel marzo del 2015. Un bel lavoro dalla forma lirica con un’architettura linguistica preziosa seppur

non sempre fedele all’originale ma volutamente per raggiungere immediatamente il moderno e

giovane lettore tecnologico. Il tutto impreziosito da immagini forse un pò folcloriche che dànno

meglio l’idea.

Perchè questo “libello? Intanto Damiani lo dedica a “Mastru Brunu, alla Treccani, alla Pro Loco”

e le motivazioni sono sintetizzate in terza di copertina :“Una critica al sistema, un’esortazione ai

politici, una condanna all’astensione, un appello all’unione.” E sì perché “se manca il cittadino,

‘manca un …piede’. Crolla tutto”. Da qui il senso del titolo. La Treccani? E già, il Damiani da tanti

anni scrive e fustiga i “troppi ladri e i fannulloni, le troppe ingiustizie e le sperequazioni” ma il

“libello” prende avvio dal momento in cui la famosa Casa Editrice con la sua prestigiosa

Enciclopedia ha voluto dedicare una pagina al nostro Mastru Brunu, al Volume 82 (2015).

“Duoppu chi Mastru Brunu/ trasiu ntra la Triccani,/ io mi lu nsunnavi/ e sintiti chi mi dissa./

Risbigghiati, sgadinati l’uocchi/ e li ricchi rivota,/ ca io puozzu parrari/ sulu pi na vota…”. Il

curatore della pagina Treccani il prof. Gabriele Scalessa, fra l’altro, scrive che la “poesia di Pelaggi

risentì degli accadimenti che riguardarono il Meridione. È infatti sulla consapevolezza del ritardo di

questo rispetto al resto del Paese che Mastru Brunu scrisse alcuni fra i suoi componimenti più

celebri, inseguendo un’idea di letteratura che, scevra da preoccupazioni estetiche e votata piuttosto

all’impegno politico-sociale, lo rese una delle voci più significative della poesia in dialetto

calabrese fra i due secoli.” Su questa scia si muove anche il buon Damiani che, con i suoi versi e

racconti ed aneddoti, vuol fermare e formare, come scrive in premessa, la “troppa gente[…]

vergognosamente strapagata per non disturbare il manovratore.” Stiamo leggendo insieme, per

dirla con le parole ancora di Calabretta, un “ libro attuale e toccante, [che] coinvolge dalla copertina

al contenuto in cui, passato e previsioni, riflessioni e poesie, si intersecano e fanno rivivere sempre,

lo spirito del Poeta”. Damiani, come il poeta scalpellino, invita a darci una mossa perché “o

invertiamo subito la rotta o ci estingueremo, anzi ci estingueranno, rapidamente. La democrazia,

come la carità, sono una scelta, se imposte diventano brutali vessazioni.” Come dargli torto!

Faccio mie le espressioni di Vito Tassone secondo il quale Damiani “è come se volesse rendere, con


le poesie e la pungente ironia delle stesse, meno brutta, quasi gioiosa, una realtà dura da

comprendere e accettare.” Insomma Giacinto Damiani, dalla popolare platea di “lu chianu di nitila”

ha saputo tracciare un volo ben articolato che chiaramente evidenzia la sua figura a tutto tondo di

uomo – poeta-scrittore - osservatore amante della sua e nostra terra, della montagna, della gente,

delle bellezze naturali ed architettoniche che il buon Dio ha voluto regalare a La Serra. Ma! Ma

tutto così barbaramente trascurato e grazie all’egoistica indifferenza dei nani politicanti ed anche,

perché no, da tanti suoi abitanti incapaci di cum-prendere la bontà e la valenza di quel che il Santo

di Colonia aveva scelto per la sua ascesi al Cielo. Dulcis in fundo, l’opera sicuramente meritoria

dell’amico Giacinto, nella veste di presidente del comitato civico “Anonimo Serrese”, è quella

d’aver risvegliato le coscienze degli amministratori e dei residenti della città della Certosa ed aver

ottenuto di realizzare nel cimitero monumentale una degna lapide commemorativa che ricordi alle

future generazioni il “poeta scalpellino”, relegato, finora, in un anonimo ossario, il Mastru Brunu

Pelaggi, finalmente e meritatamente voce della storica Enciclopedia Treccani. E scusate se è poco! 

Mimmo Stirparo  

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