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Albo d'oro 2019 - "A Simana Santa" di Giuseppe Antonio Nardo
A SIMANA SANTA
Eccu a parma e l’oliveja
A mmienzu a srata e ncia vaneja
A turri arrivau e puru a chiana
Chija chi chiamanu a santa simana.
Li panni viola supa all’artari
Ca i chiju lignu t’hai i ricordari
Di chiju Cristu chi tantu patiu
E cu lamenti supa a cruci finìu.
Lu Santu Iuovi non sai chi mu dici
Si sentenu sulu tuocchi e carici
Quandu giranu sovrastanu tuttu
Pare chi ciangenu e tenenu luttu
Tuttu u Paisi accumpagna li vari
Pe chiji scali sempe cchiù amari
A chiesa è china finu a fora a porta
E puru l’aria pare ch’è morta
Supa all’artari sepurcri e luci
Per adorare Chiju ch’è in cruci.
Ma la matina du juornu duopu
C’è tanta allegria in ogni luocu
Campani ed oceja fannu gran festa
Pe chija azata improvvisa e lesta
Cu a curuja cu l’ova ntostati
Tutti a Cunfrunta mpistunati:
Fùjenu i statui a mmenza a chiazza
Ch’è china cuomu na tazza.
Finu o marti nci facìa festa
Cu chiji sotizzi chi nci portavanu a resta
Di taraji u zainu chinu
E non mancava nu bicchieri i vinu.
Giuseppe Antonio Nardo
Traduzione:
LA SETTIMANA SANTA
Ecco i rametti di palma e di ulivo (1)
In mezzo alla strada e nel vicolo
In cima al Paese dove c’era una torre è arrivata ed anche a valle
Quella che chiamano la santa settimana
I panni di colore viola sopra all’altare
Perché di quel legno ti devi ricordare
Di quel Cristo che tanto ha patito
E con lamenti sopra la croce è finito
Il Giovedì Santo non sai cosa dire
Si sentono solo i suoni delle “tocche” e dei “carici”(2)
Quando girano sovrastano tutto
Sembra che piangano e tengano lutto
Tutta il Paese accompagna le bare (3)
Attraverso quelle scale sempre più amare(4)
La chiesa è piena sino a fuori della porta
Ed anche l’aria sembra che è morta
Sopra all’altare sepolcri(5) e luci
Per adorare Quello ch’è in croce.
Ma la mattina del giorno dopo
C’è tanta allegria in ogni luogo
Campane ed uccelli fanno gran festa
Per quella alzata improvvisa e lesta
Con la ciambella con le uova tostate
Tutti alla “Cunfrunta”(6) elegantemente vestiti(7)
Corrono le statue in mezzo alla piazza
Ch’è piena come una tazza
Fino a martedì si faceva festa
Con quelle salsicce che si portavano come una treccia(8)
Di taralli(9) lo zaino pieno
E non mancava un bicchiere di vino
Giuseppe Antonio Nardo
NOTE:
(1) foglie di palma e ramoscelli d’ulivo utilizzati la Domenica delle palme dai fedeli;
(2) Si tratta di strumenti di legno che venivano utilizzati soprattutto dai ragazzi durante la settimana santa. La “tocca” consisteva in una specie di cassa vuota all’interno della quale si faceva girare con entrambe le mani un pezzo di legno che con le sue sporgenze faceva vibrare delle lamelle più sottili .“carici” era il termine con cui si indicava uno strumento simile alla tocca e formato da una piccola ruota dentata di legno che, facendo girare con un apposito manico, sollevava una lamella più sottile. Entrambi gli strumenti producevano un suono stridulo e cupo che ben sottolineava l’atmosfera di passione dei giorni che precedevano la Pasqua;
(3) “vara”: termine che deriva dalla “bara” dentro cui si portava in processione il “cristo morto” accompagnato dalla statua della madonna;
(4) metafora utilizzata per indicare la fatica dovuta al peso delle statue portate in processione lungo una strada fatta a gradini ma anche i patimenti , le sofferenze della gente di quel paese di contadini;
(5) si tratta di vasi contenenti i semi di grano fatti germogliare in luoghi umidi e bui ed utilizzati nelle chiese per addobbare gli spazi dedicati alla rievocazione della passione di Cristo;
(6) con questo termine si indica il rito del giorno di Pasqua consistente in un incontro ripetuto tra le statue di San Giovanni, la Madonna e Cristo. San Giovanni a più riprese annuncia alla madonna, che all’inizio non crede, la resurrezione di suo figlio;
(7) rigidi come dei pistoni cioè con i vestiti più nuovi ed eleganti;
(8) con quelle salsicce che il giorno di Pasquetta si portavano così come erano state intrecciate (“resta” significa treccia); la “resta” infatti era una specie di conformazione a treccia delle salsicce: quando il budello del maiale era ancora fresco veniva strozzato a tratti e legato con spago, per consentire una migliore conservazione ed una essiccatura più riuscita;
(9) ciambelle impastate con latte, farina, zucchero, uova e poi cotte al forno.
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