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Arrivederci ...

Con immenso dolore annunciamo che è mancato all’affetto dei suoi cari il nostro amato Presidente Giacinto Damiani. Il funerale avrà luogo domani, sabato 21 maggio, alle ore 15.30 nella Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori di Serra San Bruno (VV). Esempio di dedizione all’onestà, al lavoro e alla famiglia, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di quanti in vita ne hanno apprezzato la profondità di cuore e l’impegno sociale. E’ infinitamente difficile trovare le parole giuste in questo momento per ricordare un amico, un collega, un padre; ma con la Sua lungimiranza ci ha lasciato in aiuto, tra le tante, questa poesia.     Sandro Gaetano Una lacrima per chi nasce, un sorriso per chi muore (Giacinto Damiani, 11.08.21) Se il riposo non ci fosse? Se il dolore dominasse? Se la vita fosse eterna? Tutti via con la lanterna  a cercare il Creatore, invocandone col core, Sora Morte e con fervore. Quandu muoru io? Faciti festa!  Ca io la tiegnu a parrari! A cui assumigghja sora Morte? Nu puo

"L'INEDITO" di Mastro Bruno


leggi "premessa a l'inedito"

I'Inedito Mastro Bruno e L'Unione.
 Autoironia, meritocrazia, riconoscenza,  rispetto.


Caro Mastro Bruno "rubare quanto interpretare   è stato per me lavoro molto complicato, Sarebbe stato meno pesante se avessi dovuto strappare il granito dalla terra e/o usare la   prudenza necessaria a sbucciare il fico d'india . Ci avete  fatto comprendere che   fino alla bara, sempre s'impara e che il mestiere si ruba e non s'insegna  (in  tempi grami i concorrenti non sono graditi). Noi? Purtroppo, impenitenti, su ogni settore vantiamo competenza specifica  elevata, ma se fabbrichiamo una casa la cominciamo dal tetto. Grazie per i consigli, per il patto dell'ottobre 2014.(auguri a mastro Bruno) 
"Non vi è stato difficile comprendere  che non avrei mai potuto essere un vostro concorrente, ma solo vostro modesto discepolo . Per dirla alla Stirparo " il cateto breve della protesta orizzontale mentre voi  restate sempre il "signor maestro" e, di gran lunga il più alto, impareggiabile, cateto  della protesta verticale. Ubi maior..." 


A destra il mio amico, di lunga data, Prof Biagio Pelaia 
A Serra San Bruno Le poesie di Mastro Bruno vengono stampate, nel 1976, dal pronipote prof. Biagio Pelaia, mio amico, da poco scomparso, (nella foto, con la camicia a quadri). 
Dichiara l'ottimo storico Antonino Ceravolo:
"La diffusione ormai ampia di tali poesie, pubblicate a partire dal 1965, nonché l'interesse della critica e studiosi , quali Umberto Bosco e Pasquale Tuscano".
Ma anche Giampiero Nisticò. lo stesso Ceravolo, Sharo Gambino, Domenico Pisani, Mimmo Stirparo, Silvano Onda, altri ancora hanno costituito la testimonianza evidente di un lascito letterario e culturale molto vivo, attuale. Tale lascito, per l'aspetto letterario, mi emargina da ogni confronto, non essendo la letteratura materia che io conosca sufficientemente.

Ho avuto, però,  modo di constatare, in mezzo secolo di attività, delicata e complessa, quanto abuso si sia fatto, si fa, del temine cultura (v. "Chicazzesti la cultura?"),  in troppi la confondono e/o  la spacciano per nozionismo, alcuni per intelligenza, altri ancora per titoli accademici. 
Personalmente ho constatato che in una società in cui prevale l'apparire e non l'essere,  spesso i titoli si acquisiscono  per vie diverse dal merito- A danno della collettività.  Ma se dessimo per scontata la bontà delle nozioni per qualità e quantità, dell' intelligenza per il miglior quoziente, dei titoli per veridicità di valori, saremmo nel giusto? Assolutamente no! Se la persona che possiede tali credenziali  è caratterialmente inidonea, sarebbe comunque il "contenitore" sbagliato. La cultura, al pari della poesia ( da Wikipedia, pare che in greco significasse fare) e delle favole, è utile anche nella misura in cui propone insegnamenti pratici e concreti, se costruisce, crea e, soprattutto,  se non   ingenera divisioni e contrasti ma, al contrario se genera "unione". 


Era indispensabile l' Unione di braccia e di cervelli per estrarre il granito.
Questo dell'Unione era il primo, più rilevante problema che tanti artigiani erano molto spesso chiamati ad affrontare e risolvere per poter sopravvivere, in particolare gli scalpellini,  il granito è tra le merci più pesanti.


E' evidente quanto il "Comitato Civico Mastro Bruno" ha realizzato e  sta realizzando dal 2014 a favore dello Scalpellino, solo per amore stima  preannunciati , sentimenti mai sopiti ed espressi nel 1956 con la prima poesia "Cronaca Sirrisi" rompendo, coi fatti, un oblio durato oltre cent'anni, dal giorno della morte (6 gennaio 1912). Forse per tale motivo, Mastro Bruno ha ritenuto fosse giusto, dopo oltre un secolo, ritornare il 21 maggio 2016  a Casa Chimirri con chi la conosceva  bene, con chi possedeva  come lui la cultura delle origini e affinità di esperienze, quindi con un Damiani in "pole position" senza la necessità di tener conto di  stima e rispetto, insiti da 60 anni, nel doppio ruolo, di "discipulu" e acceso  simpatizzante.

Servono e passano 102 anni dalla morte perché possa essere ricordato e rivalutato dalla Treccani come cultura poetica e,  scoperto per caso dal sottoscritto, nel 1955, lo  riscopro dopo 60 anni sotto l'aspetto   umano e della cultura  dell'essenziale, del fare, quella di base, a volte mascherata da ottime intelligenza e memoria. In conclusione possiamo ben sostenere "la relatività" ( vedi poesia omonima). la morale?, "tutti convinti, sostengono che una cosa non può esser fatta, fin quando arriva uno sprovveduto (come me) che non lo sa. Sapete cosa fa?? "L'inventa". Al pari dello sprovveduto della poesia, estrapolo dal poeta analfabeta,   come passaporto  la cultura universale di Mastro Bruno rientro con Lui a casa Chimirri  (sala)
  col messaggiu di lu zzaccanu, il libello, il monumento, leggo e prevedo un Mastro Bruno risorsa sicura per un  territorio formato da un minimo di più comuni,  autosufficiente e vivibile. Col comitato civico e il blog omonimi  mastro Bruno può espatriare persino in  circa 500 ambasciate e/o rappresentanze italiane nel mondo, con un concorso internazionale  on-line di poesie in vernacolo e in tutte le lingue, traducibili  in maniera istantanea. Aspetto non trascurabile,  porta con se, con orgoglio, tutto il territorio. Non solo Serra San Bruno che guadagna sul campo e merita con regolari delibere ( Comune; Parco)  l'appellativo di "Città  del mondo e Capitale del Vernacolo"

Mi ritengo privilegiato per la casuale opportunità, concessami da figure  più titolate , di colmare (ci provo) uno spazio importante, ma vuoto, ossia quello  di aiutare me stesso, la mia famiglia, i miei nipoti, gli amici  a conoscere e tentare di capire, cosa e quanto ci insegna Mastro Bruno, soprattutto come uomo, (prassi che cinquant'anni di lavoro mi hanno imposto quotidianamente) il poeta, la poesia sono conseguenti.  Prima di continuare è doveroso chiarire una domanda e una risposta.

D. Quale è il motivo  per cui  alcune persone. solo su supposizioni, senza un   minimo straccio di prova (le uniche esistenti e provate  dimostrano il contrario) si affannano tanto a creare danno alla comunità  cercando, inutilmente, di sostenere che mastro Bruno ( caso unico, contrario a tutti gli scalpellini) non scrivesse a causa del mestiere  perché alla sera, dopo il lavoro si ritrovava con   gli arti superiori gonfi.  Ma  i giorni che non lavorava? ( traspare chiaro, dalle sue stesse poesie, fossero tanti) perché non scriveva?  
Altre persone sempre e solo su supposizione sostengono    che mastro Bruno avesse espletato  numerosi incarichi  impossibili per un analfabeta. Si persevera sulle supposizioni ignorando che, all'epoca  si pescava  per ogni esigenza, proprio tra gli analfabeti'. Perché "la serra"  nel 1890 contava poche migliaia 
di abitanti (> di 4000; pari a 500 coppie e figli), le famiglie avevano molti figli, (Mastro Bruno ne ebbe 19, di cui 11 viventi), le  donne non votavano,  ma furono censiti, dalla Gazzetta Ufficiale, 507 uomini analfabeti non aventi diritto al voto, tra i quali mastro Bruno (258°),  già dichiaratosi analfabeta,  il 30 agosto 1867, giorno del suo matrimonio, quindi 23 prima. Se poi si considera che, a quei tempi non si faceva uso di telefono, o di computer, è evidente che Mastro Bruno avrebbe dovuto produrre carte scritte, appunti     a centinaia: pro-memoria, lettere,  bozze, conteggi, altro ancora. 
Però non  c'è traccia di una sola parola scritta dal Pelaggi. 
E' esattamente quanto conferma e   riconferma      l'ottimo storico   Antonino Ceravolo ad un Sharo Gambino, mio amico, che contro  ogni evidenza provata  "suppone  il contrario" (certo in buona fede, ne può essere diversamente.) Tuttavia il suo pensiero autorevole, ma errato, ha fatto scuola per tanti letterati più o meno illustri e per troppi anni, "un fenomeno, proprio perché analfabeta, come Mastro Bruno" è  trattato come uno dei tanti, ""puro e semplice caso  letterario""  
Basta leggere la   introduzione curata dal Ceravolo (proprio)  al libro di Sharo Gambino "Mastro Bruno Pelaggi-Poesie-"  
E quanto asserito è provato dai libri di   altro ottimo storico d'arte, Domenico Pisani, il  2012, ancor più  chiaramente il 2019 con il suo             eccellente    "Bruno Pelaggi e il suo Tempo". vedi contenuto della foto  allegata.  


Anche la firma di Mastro Bruno ha contribuito a far ritenere che non fosse analfabeta ma la  firma  da sola  non può provarlo. Gli uffici postali pullulavano di analfabeti che pur sapendo produrre la firma, avevano bisogno di almeno un  teste che l'autentificasse 
Che  Mastro Bruno fosse analfabeta   (si ribadisce) lo dichiara lui stesso il 30.8.1867 giorno delle nozze e la Gazzetta Ufficiale il1890.  Ne va ignorato a ulteriore   riprova che:
"-  le medesime autorità che lo nominarono a far parte di giuria popolare, lo censissero, poi, come analfabeta.
- nulla valse avesse imparato a firmare come previsto dalla legge Coppino e  ciò  lo favorisse, non meno della, non disinteressata, autorevole amicizia del Ministro Chimirri."




La risposta la devo a mio padre, che dal 1949 al 1955,  amava ripetermi,  forse per stimolarmi a studiare ""pensa se mastro Bruno non fosse  stato analfabeta..."  Un giorno gli chiesi  chi gli desse tale certezza .  Rispose, forse con un po di orgoglio: Mia  madre e due insigni avvocati, mio nonno Luigi Damiani che fu,  tre volte sindaco di "la Serra" e il primo dell'Italia unita e mio padre Giacinto nati, rispettivamente il 1812 e il 1854 ( Mastro Bruno il 1837) I tre lavoravano, abitavano alla Serra e si conoscevano bene. Erano amici anche dei ministro Chimirri Come  ultima testimonianza vivente  su Mastro Bruno mi chiedo: Perché mio  nonno Giacinto ed il mio bisnonno Luigi avrebbero dovuto dichiarare il falso e presentare un amico, Mastro Bruno, come analfabeta se non fosse stato tale?  Rischiare la radiazione dall'attività forense per un tale reato??,  L'amicizia del Ministro Chimirri interessato ad un amico con diritto di voto (non certo analfabeta) e, non ultime, le ben note ire del poeta che non risparmiavano nessuno. ( Dio,   Re, Lucifero)?

Ma riprendendo il filo interrotto per fornire ulteriore autorevole testimonianza,  non  è  semplice a posteriori, comprendere esattamente comportamento, temperamento, modo di ragionare di una personalità così sfaccettata e composita di cui non sarà mai chiaro quanto l'aspetto caratteriale fosse condizionato,  dai tempi e dalla realtà in cui mastro Bruno è vissuto. Legge naturale che condiziona ogni essere vivente da me definito con la poesia breve  "lu cuntiestu" ( Considerazione etica, storica, determinante  nel mondo).   Altro si evince leggendo la poesia "il 21 maggio". Ritengo altresì corretto definire l'importanza della cultura di mastro Bruno:

"la cultura di Mastro Bruno è quella  universale, delle origini, perché priva di nozioni". Quindi la più idonea e capace di generare unione, autoironia, meritocrazia,  riconoscenza, rispetto (valori indispensabili alla crescita civile , quanto  le vocali lo sono per l'alfabeto). Le culture che ne fossero prive adornerebbero solo gente  meschina, sostanzialmente incolta,  potenzialmente pericolosa.


L'unica che genera  , autoironia, meritocrazia, rispetto.
L'Unione era, è, sarà sempre  un imperativo, vedi su riportata didascalia a supporto foto cava. Da solo Mastro Bruno nulla avrebbe potuto fare, nulla avrebbe realizzato. sempre nella poesia a " se stesso: si sgrudda di fatiga  ma non guadagna nenti,/ si nci saria l'accuordu di tutta chista  ggenti li cuosi cangirianu/  e non si  suffraria e forsi alla limuosina no tantu si ijria." 

(Ruolo a parte, quanti uomini di cultura alta, di comando, sono autocritici, ironici?  Quante  volte costretti a difendere l' errore, magari il più banale, su  cui si potrebbe ridere?)

Autocritica, Autoironia
sono sinonimi d'intelligenza e aspetti caratteriali ma, facili d'acquisire se si frequentano persone che di buon grado,  attraverso l'unione, amano   selezionare e contabilizzare gli errori. Tali peculiarità  sono testimoniate dalla poesia “A sè stesso"


Mastru Brunu Pelaggi mina li  pedi a squatru", in parte riportata, a riprova della nota autoironia,  sulla lapide (v.  foto). Ricaveremo tanti insegnamenti.    Ciò che Mastro Bruno vorrebbe dire,  può  affidarlo, alle sue poesie  e solo in virtù dell'amicizia che lo lega al ministro Bruno Chimirri,  capace di garantire per lui e dargli la necessaria protezione imposta dai tempi in cui si viveva. Nota  vitale, la Meritocrazia. 

Investe direttamente e   in positivo la Comunità, era indispensabile la persona giusta al posto giusto.  Per lo stupido non c'era spazio, i danni che produceva venivano scoperti all'istante e si era costretti a rifonderli lavorando senza  ricompensa, significava far  digiunare anche i familiari. 




Vedi:

" LuFicandianu "
ANTICIPA TUTTI, v. " Littira allu dimuonu " .armenu sacciu ca li  pigghiai pari/ scrive , prima di supa e mò di sutta ... "; ( spiega la famosa frase pronunciata da 32 ° presidente americano Franklin Delano Roosevelt)  " peggio dello sconforto di non riuscire c'è il rimpianto di non tentare," 
La sindrome del beneficiato la troviamo ancora nei versi: Mastru Brunu  mina li  pedi ....
"Il povero che non lo difende....
Altro ancora da episodi scritti o narrati, es. lu pastidharu (padella forata per arrostire le castagne) di Maria Giseppa unica persona del rione che ne possedesse uno. Ma Mastro Bruno aveva rotto i rapporti di buon vicinato. Così, tra il serio e il faceto, autocritica e  consiglio, lancia al rione un urlo latore di più messaggi: " amici di lu zzaccanu, tinitivilu caru, ca sulu Maria Giseppa ava pastidharu (questa è frase unica, storica, racchiude o quasi l'intera personalità di mastro Bruno). E' un consiglio che oso definire  prodigioso, porta in se unione, autocritica, autoironia, la meritocrazia tipica, propria di chi lo suggerisce, il  rispetto per il ruolo  con o senza stima, argomento quest'ultimo che ci conduce a piè pari all'amicizia che lo lega al ministro serrese Bruno Chimirri. Ci troviamo di fronte alla prima contraddizione o di fronte ad un importante insegnamento? Affiora in tale situazione più che altrove il comportamento ermetico del "docente muto" Legittimo l'interrogativo: se accusa il re di malgoverno perché rispetta il ministro che del governo è l'emanazione? Mastro Bruno ci insegna che  " rispetto e stima non sono facce della stessa medaglia" il rispetto è sempre, in ogni condizione, dovuto per il ruolo. La stima è un sentimento che  può solo accrescere il rispetto, mai sminuirlo o eliminarlo.  Mastro Bruno ci ha dato prova di grande memoria e di straordinaria  intelligenza, quindi si può a ragion veduta sostenere  che abbia subito compreso che il marcio venisse dal sistema di governo, non dall'uomo e ministro Chimirri, riteneva inutile cambiare il musicista se la musica restava la stessa. Non da ultimo, su tale logico concetto corre parallelo un altro tipo di rispetto quello sacro verso la propria famiglia di ben dieci persone ( e11 figli morti)  In  tale situazione di contrasto, ha stima per Chimirri? E’ un segreto sepolto. Possiamo, solo dedurre che ha  rispetto.  Qualche serrese forse avrebbe voluto chiedergli  perché, come protesta verticale, non  abbia mai scritto per poesia o altro a  San Bruno?. Non lo ha fatto perché Mastro Bruno accosta  San Bruno a Chimirri e per analogia di governi.
San Bruno del governo dei Cieli, "Fiat voluntas Tua" 
Chimirri    del governo terreno "il Sistema". 
Entrambi devono obbedienza al Superiore.
(In sogno ho rinvenuto  la lettera a San Bruno, mai spedita, il contenuto della stessa supporta la mia    più democratica protesta orizzontale, v. Poesia "Mastru Brunu si scurdau... lu discepolo  la mbucau "). Nel pomeriggio dell'11. 8. 2018 l'ottimo prof.  Gregorio De Paola, con motivazioni valide accostava la figura di mastro Bruno a quella di un buon politico. Convenni nella misura in cui un sindacalista forse un poco rozzo,   passionale, positivo, ha del politico, del  propositivo precisando che tale  dote  è tipica di chi viaggia  con la cultura universale. O di chi  possiede una preparazione che travalica il concetto di nozione pura e semplice Ma anche se mastro Bruno fosse stato in possesso dei  requisiti necessari, i tempi in cui viveva,  il Re avrebbero permesso o men che meno accettato le sue  proposte? Penso proprio di no. ( vedi poesia .21 maggio).  

   NONNO, CHI  E'  MASTRO BRUNO?                         
 (di Giacinto Damiani - 21.5.2016) 
                                                                       
 "LU FICANDIANU " ( soggetto dell'India)

BUONU DINTRA, SPINUSU DI( buono all’interno e tante spine all’esterno)
 perché non ce lo spieghi in italiano?
così almeno qualcosa ricordiamo. 

clicca il rigo sotto per ascoltare la poesia
Nonno, non capiamo  il tuo diale"La befana scrive a Mastro Bruno"


Parte 1



Parte 2


Parte 3









il lavoro scarseggiava, solo il bravo lavorava



Lo stupido era bollato, peggio di un bovino
Per evitare i danni, anche il più piccino.
 Ormai, da tempo, lo stupido viene usato e,
 i danni li scopriamo, dopo anni, anni e anni


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